Mangiare fette biscottate ogni giorno: ecco gli effetti sul corpo umano

Un gesto abituale, come mangiare fette biscottate ogni mattina, può celare effetti meno ovvi. Alcuni li sottovalutano, altri li ignorano. Ma cosa accade davvero al corpo?

Le fette biscottate sono lì, ogni mattina, in fila sul tavolo. C’è chi le spalma col miele, chi con la marmellata e chi le ingoia in fretta, come se non esistessero. Una di quelle abitudini automatiche, rassicuranti, come fare il letto o chiudere la porta con due mandate. Ma in fondo, quanto si sa davvero di ciò che contengono?

Molte sembrano innocue: leggere, croccanti, con la parola integrale sparata in grassetto sulla confezione. Ma basta poco per scoprire che sotto la superficie si nasconde qualcosa di meno chiaro. La grande distribuzione, con la sua sete di margini, ha riempito gli scaffali di versioni sempre più economiche, spesso piene zeppe di grassi saturi e zuccheri raffinati.

Effetti sul corpo umano delle fette biscottate

Mangiarle ogni giorno non è un crimine, ovviamente. Ma esagerare può diventare un’abitudine tossica, soprattutto quando la qualità è bassa. Alcune marche, infatti, usano farine talmente raffinate da sembrare polvere bianca, tanto sono povere di fibre. E i grassi? Troppo spesso si tratta di quelli cattivi, che si infilano nel sangue come ospiti indesiderati, alzando colesterolo e glicemia senza farsi notare.

Il problema è subdolo. Non si manifesta subito. Prima ci si sente semplicemente stanchi, meno lucidi, col fiato corto dopo una rampa di scale. Poi, magari, arrivano gli esami del sangue a fare la ramanzina. Colesterolo alto, glicemia ballerina, pressione che ogni tanto decide di salire. Tutto perché ogni mattina si è deciso di affondare i denti in una croccante fetta biscottata.

Dose consigliata: poche ma buone

Non è il caso di demonizzare tutto, ovviamente. Non si tratta di abbandonare il barattolo di marmellata né di iniziare a mangiare avena cruda come se fossimo in una vita di privazioni. L’idea è piuttosto quella di imparare a scegliere. Guardare le etichette, per esempio, senza farsi confondere da parole tipo “olio vegetale non idrogenato”. Ma dunque, quante mangiarne davvero?

Due o tre fette al giorno possono bastare, anziché riempirsi il piatto come se fosse un’offerta a qualche divinità del glutine. Se accompagnate da qualcosa di decente – uno yogurt, un frutto, perfino un uovo sodo – allora l’effetto sull’organismo cambia. Si rallenta l’assorbimento degli zuccheri, si evita il picco glicemico, si comincia la giornata senza bombardare il corpo di carboidrati vuoti.

E poi c’è il sale. Alcuni tipi ne contengono abbastanza da far sembrare una fetta biscottata un salatino travestito. Il sodio, se ingerito in quantità esagerate, si fa sentire nel tempo, con effetti sulla pressione e, a lungo andare, anche sulla memoria. Non è un caso che chi segue diete equilibrate spesso preferisca alternative più naturali o addirittura pane raffermo.

Certo, tutto questo non rende le fette biscottate un nemico pubblico. Ma restano un simbolo dell’automatismo alimentare. Quelle cose che si infilano nel carrello senza pensare. E che, talvolta, è meglio fermarsi a guardare per bene le etichette. Anche solo per cambiare marca. Anche solo per non ritrovarsi a combattere con i risultati del prossimo check-up.

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